venerdì 16 agosto 2013


COSTITUZIONE ITALIANA: A CHI ASSEGNA IL COMPITO DI GOVERNARE IL PAESE?
Caro Romano,
mi chiedi di  esprimere un giudizio sull’intervista rilasciata al Mattino di Napoli da Antonio Esposito - Presidente della sezione feriale della Cassazione che ha confermato in via definitiva la condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione.
Caro Romano non posso esaudire la tua richiesta se non in minima parte. Tu sai che sono privo della competenza necessaria in questa materia.
Comunque dinnanzi alla tua insistenza rispondo sottoponendo alla tua riflessione e a quella dei lettori del blog quanto scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera del 7 agosto 2013 (pag. 1)con un articolo dal titolo
                                                    “Un arbitro fuorigioco”.
“Neanche agli arbitri di serie A è permesso commentare le partite che hanno arbitrato. Come può venire in mente di farlo a un Presidente di Cassazione sul processo appena giudicato?    Eppure Antonio Esposito l’ha fatto. Di magistrati che parlano in pubblico dei loro processi ne avevamo già visti purtroppo altri, soprattutto pubblici ministeri.
Ma ciò che è accaduto con le esternazioni del presidente Esposito è di una gravità superiore. Ai fini della condanna non cambia ovviamente nulla e nulla può cambiare....non si può mica fare ricorso contro una sentenza della Cassazione; che è già stata emessa e della quale è già stato letto il dispositivo in aula, il che la rende irrevocabile.
Ma se certamente non riapre il processo, questo caso riapre il dibattito sull’urgenza di riforme nell’amministrazione della giustizia, a partire da nuove regole per l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati che sbagliano. L’indipendenza del potere giudiziario ( la Costituzione, invero, parla di “ordine” e non di potere – parentesi mia) non può essere onnipotenza. Dovrebbero cominciare a dirlo con forza anche i paladini politici dei magistrati e la loro associazione di categoria”.
Caro Romano, non essendo in grado di commentare l’autorevole Polito, consentimi comunque di auspicare che un giorno non lontano:
-- Pubblici Ministeri e Giudici non si facciano più sedure dall’ebrezza della notorietà mediatica che negli ultimi anni ha così pesantemente e così negativamente condizionato l’attività giudiziaria.
-- il Consiglio Superiore della Magistratura riesca a imporre – impegno non facile da assolvere – a Pubblici Ministeri e Giudici un codice di comportamento più consono al ruolo occupato affinché si comportino come quei grandi attori di teatro i quali, pur trasmettendo all’azione teatrale il loro personale e inconfondibile stile, tuttavia seguono il suggeritore e recitano nel rispetto del testo, dei ritmi e dei limiti imposti loro dal regista.
E come al regista è riconosciuto il ruolo di primo interprete del testo da mandare in scena, così al Governo, quale soggetto cui la Costituzione assegna il compito di interpretare i bisogni del Paese, spetta il compito di formulare quelle leggi dallo stesso ritenute idonee a soddisfare i bisogni del Paese così da governarlo al meglio possibile.
Le leggi, quindi, quale mezzo, a disposizione del Governo per governare il Paese, sono il veicolo per eccellenza di cui si avvale il Governo per dare soluzione ai vari problemi; soluzione che per sua natura non può che essere politica.  Infatti il governo del Paese, Costituzione alla mano – ex art. 95 - , è un compito che spetta esclusivamente al potere politico e non all’ordine giudiziario. Ogni altra  opzione, oltre a creare confusione di ruoli, si pone fuori dal vigente quadro costituzionale.
E’ una  confusione di ruoli, quella cui assistiamo da tempo,  che tanto danno e lacerazione sta arrecando al Paese che oramai  assiste al sistematico indebolimento del potere politico che oramai da troppo tempo non governa più il Paese. Anche da qui (da questa confusione di ruoli) nasce la mancanza di governo che così tanto gravemente oggi affligge il nostro Paese.
E’ auspicabile che la prossima riforma costituzionale parta da questo elementare,  ma imprescindibile,  punto: riaffermare il primato della politica nel governo del Paese.
Hoc est in votis!.
Cordialità
Giuseppe Castronovo

Nessun commento:

Posta un commento