COSTITUZIONE ITALIANA: A CHI ASSEGNA IL COMPITO DI
GOVERNARE IL PAESE?
Caro Romano,
mi chiedi di esprimere un giudizio sull’intervista
rilasciata al Mattino di Napoli da Antonio Esposito - Presidente della
sezione feriale della Cassazione che ha confermato
in via definitiva la condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi a quattro anni
di reclusione.
Caro Romano non posso esaudire la tua richiesta se
non in minima parte. Tu sai che sono privo della competenza necessaria in
questa materia.
Comunque dinnanzi alla tua insistenza rispondo
sottoponendo alla tua riflessione e a quella dei lettori del blog quanto scrive
Antonio Polito sul Corriere della Sera del
7 agosto 2013 (pag. 1)con un articolo dal titolo
“Un
arbitro fuorigioco”.
“Neanche agli arbitri di serie A è permesso
commentare le partite che hanno arbitrato. Come può venire in mente di farlo a
un Presidente di Cassazione sul processo appena giudicato? Eppure Antonio Esposito l’ha fatto. Di magistrati che parlano in pubblico dei
loro processi ne avevamo già visti purtroppo altri, soprattutto pubblici
ministeri.
Ma ciò che è accaduto con le esternazioni del
presidente Esposito è di una gravità superiore. Ai fini della condanna non
cambia ovviamente nulla e nulla può cambiare....non si può mica fare ricorso
contro una sentenza della Cassazione; che è già stata emessa e della quale è
già stato letto il dispositivo in aula, il che la rende irrevocabile.
Ma se certamente non riapre il processo, questo caso
riapre il dibattito sull’urgenza di riforme nell’amministrazione della
giustizia, a partire da nuove regole per l’azione disciplinare nei confronti
dei magistrati che sbagliano. L’indipendenza
del potere giudiziario ( la
Costituzione, invero, parla di “ordine” e non di potere – parentesi
mia) non può essere onnipotenza. Dovrebbero cominciare a dirlo con forza
anche i paladini politici dei magistrati e la loro associazione di categoria”.
Caro Romano, non essendo in grado di commentare
l’autorevole Polito, consentimi comunque di auspicare che un giorno non lontano:
-- Pubblici
Ministeri e Giudici non si facciano più sedure dall’ebrezza della notorietà
mediatica che negli ultimi anni ha così pesantemente e così negativamente
condizionato l’attività giudiziaria.
-- il Consiglio
Superiore della Magistratura riesca a imporre – impegno non facile da
assolvere – a Pubblici Ministeri e
Giudici un codice di comportamento più consono al ruolo occupato affinché
si comportino come quei grandi attori di teatro i quali, pur trasmettendo
all’azione teatrale il loro personale e inconfondibile stile, tuttavia seguono
il suggeritore e recitano nel rispetto del testo, dei ritmi e dei limiti
imposti loro dal regista.
E come al regista
è riconosciuto il ruolo di primo
interprete del testo da mandare in scena, così al Governo, quale soggetto
cui la Costituzione assegna il compito di interpretare i bisogni del
Paese, spetta il compito di formulare quelle leggi dallo stesso ritenute idonee
a soddisfare i bisogni del Paese così da governarlo al meglio possibile.
Le leggi, quindi, quale mezzo, a disposizione del
Governo per governare il Paese, sono il
veicolo per eccellenza di cui si avvale il Governo per dare soluzione ai vari
problemi; soluzione che per sua natura non può che essere politica. Infatti il governo del Paese, Costituzione
alla mano – ex art. 95 - , è un compito che spetta
esclusivamente al potere politico e non all’ordine giudiziario. Ogni
altra opzione, oltre a creare confusione
di ruoli, si pone fuori dal vigente quadro costituzionale.
E’ una confusione di ruoli, quella cui assistiamo da
tempo, che tanto danno e lacerazione sta
arrecando al Paese che oramai assiste al
sistematico indebolimento del potere politico che oramai da troppo tempo non
governa più il Paese. Anche da qui (da questa confusione di ruoli) nasce la
mancanza di governo che così tanto gravemente oggi affligge il nostro Paese.
E’ auspicabile
che la prossima riforma costituzionale parta da questo elementare, ma imprescindibile, punto: riaffermare il primato della politica nel governo del Paese.
Hoc est in votis!.
Cordialità
Giuseppe Castronovo
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