IL SENATORE BERLUSCONI e L’ASPIRANTE SENATORE DI GIACOMO
Ovvero
IL
LEONE
e
L’ASINO
On. Straccio: ti vedo assorto
più del solito nei tuoi pensieri! Cosa ti passa per la mente mio caro collega?
On. Cencio: leggo le
dichiarazioni del Sig. Di Giacomo e
dico “ma siamo caduti proprio così in
basso”?
On. Straccio: ma chi è sto Di Giacomo?
On. Cencio: è un molisano che,
risultando il primo dei non eletti al
Senato per la Regione Molise, subentrerebbe al Senatore Berlusconi qualora
quest’ultimo venisse dichiarato decaduto
anche dall’aula del Senato. A difesa delle sue aspettative ha presentato
una memoria alla Giunta chiamata a decidere la sorte del Senatore Berlusconi.
On. Straccio: ma sto Di Giacomo ha detto qualcosa che non
doveva? Credimi, noto che hai perso la solita pacatezza che tutti finora ti
hanno riconosciuto!
On. Cencio: il suo legale, l’Avvocato
Di Pardo, ha presentato alla Giunta
una memoria a difesa dell’aspirante Sen. Di Giacomo con affermazioni del tutto
impensabili, anche solo qualche mese fa, da parte di un candidato nella stessa
lista del Sen. Berlusconi.
On. Straccio: cosa c’è scritto
di così sconvolgente?
On. Cencio: emerge,
tra le altre, questa dichiarazione: “Berlusconi non ha i requisiti morali per
sedere in parlamento” .
On. Straccio: hai
ragione! Dichiarazione del tutto fuori luogo, specialmente se, come tu hai
attentamente osservato, fatte da una persona candidata nella stessa lista del
Cavaliere!
On. Cencio: sono convinto
sempre più che la “vicenda Berlusconi e gli accadimenti di questi ultimi giorni”
vadano letti e interpretati
alla luce di quanto ci racconta il grande Fedro
in una delle sue favole che ha rappresentato da sempre il perfetto paradigma della parabola della
vita di molti Politici.
On. Straccio: a quale favola
ti riferisci?
On. Cencio: alla favola
intitolata: “IL VECCHIO LEONE, IL CINGHIALE, IL TORO, E L’ASINO”. Trattasi
di una favola con la quale il grande Fedro ci racconta che:
Un vecchio leone,
oramai privo di forze
per l’età avanzata, aspettava
di emettere
l’ultimo respiro.
Venne un cinghiale e col fulmineo dente
vendicò un’antica offesa.
Venne poi un toro
e
con le sua corna
si scagliò contro il vecchio
leone.
Venne infine un asino
e gli sferrò
un calcio in fronte che
risultò
fatale per il vecchio leone.
Il leone spirò. Ma
prima disse:
“amaro fu l’assalto di chi ti
ha preceduto!
Ma dopo il tuo vile assalto,
mi sembra di morire
anche due volte.
On. Straccio: che pathos! Mi
sembra di essere presente alla scena così efficacemente descritta da Fedro.
On. Cencio: come vedi…passano
i secoli ma la storia si ripete ancora una volta, addirittura nelle aule parlamentari!
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