venerdì 15 novembre 2013

DIVIDILI E LI SCONFIGGERAI:


 

                                                   

                                  PASSANO I MILLENNI, MA LA STORIA SI RIPETE.

 

Una volta c’erano tre amici di nome Silvio, Gianfranco e Angelino. Silvio, che era il più anziano del gruppo,  voleva  molto bene agli altri due e se li teneva tanto stretti che camminavano sempre insieme.

Un gruppo molto numeroso di invidiosi, tra i quali spiccavano Massimo, Luciano, Guglielmo ed altri, aveva tanta voglia di mangiarseli e non ci riusciva a causa di questa concordia che li faceva stare sempre insieme.

Massimo e Luciano, che erano i più intelligenti del gruppo, andarono allora, in gran segreto, in un luogo chiamato “Palazzo” dove avevano degli amici fidati ai quali esposero il loro problema.

Gli amici si riunirono e consultarono gli scritti degli antichi saggi. 

Uno degli amici trovò la soluzione negli scritti di uno scrittore latino di nome Tito Livio, il quale così aveva a suo tempo sentenziato: “adversus consentientes nullus rex satis validus est” e la tradusse agli amici più giovani che non conoscevano il latino:

“contro la concordia delle persone anche la potenza dei re risulta vana; ma la discordia e l’ammutinamento offrono infiniti vantaggi agli avversari”.

Un altro, che era amico di Luciano da vecchia data, ritenne che il problema andasse risolto applicando la nota e diffusa massima la quale dice: ”divide et impera” che significa “dividi e domina”

Allora Massimo, conosciuto il responso, con lusinghe e promesse si rivolse per primo a Gianfranco, convincendolo con maestria ad  abbandonare i suoi vecchi amici Silvio e Angelino.

Gli amici più fidati di Massimo quando sapevano che Gianfranco passeggiava per le piazze della Città andavano a trovarlo e lo applaudivano in pubblico; così facendo gli fecero credere di aver acquistato molta popolarità tra la gente. Quando però Gianfranco si presentò ai comizi per proseguire la “carriera politica” i finti amici disertarono i suoi comizi e fu così che venne sonoramente “trombato”.

Poi gli amici di Massino che abitavano nel Palazzo, una volta che i comizi allontanarono Gianfranco dal Palazzo del Senato romano,  decisero di scacciare dal Senato Silvio. Fu a questo punto    che Guglielmo disse in pubblico: “il Senato romano deve rispettare la decisione presa nel Palazzo e Silvio deve essere spogliato della carica senatoriale”.

Luciano, che aveva influenti amici nel Palazzo, finse di voler aiutare Silvio e chiese una verifica della decisione che condannava Silvio. Guglielmo fu irremovibile nel voler scacciare Silvio dal Senato romano “immediatamente” e per ottenere questo blandì Angelino al quale, in vista dell’operazione, era stata già affidata la carica di Vice Console.

Angelino così sentenziò: se è nell’interesse della stabilità del Paese Silvio si deve sacrificare”                 

La storia non finisce qui; proseguiremo nelle prossime puntate!!!!!!!!

 

1 commento:

  1. Fossi io Gianfranco o Angelino mi sentirei offeso per la considerazione riservatami in questo articolo. Infatti mi dovrei considerare uno sprovveduto o un ingenuo a non essermi accorto in tempo dell'ambigua, subdola e reiterata scaltrezza dei miei avversari politici Massimo,Guglielmo e Luciano finalizzata alla rottura della nostra amicizia.
    Silvio,Il terzo amico, e non certo per importanza, è vittima, almeno in apparenza, della rottura, o della presa di distanza , chiamiamola così, decisa ed attuata ultimamente da Angelino e, a suo tempo, da Gianfranco.
    La massima latina "DIVIDE ET IMPERA" è sicuramente nota e chissà quante volte e in quante circostanze, nella storia, è stata messa in atto, anche per questo sarebbe stato ingenuo per gli amici Silvio, Gianfranco e Angelino non accorgersi del tranello, contrastandolo.
    Vedo, in questa ricostruzione, della fantapolitica o, almeno, se ci fossero delle fonti credibili a sostegno di questa tesi, dovrebbero essere messe in evidenza.
    Credo, invece, che la realtà dei fatti sia diversa e l'autore, in fondo in fondo, non potrà negarla.
    Quando, per tradizione, cultura , semplici percezioni o sentimenti atavici, simpatizziamo per un'ideologia, o decidiamo di seguirla, ricerchiamo, nelle varie circostanze, continue conferme della validità della nostra scelta o convinzione e, per questo tendiamo a guardare i problemi e le soluzioni dalla nostra prospettiva che, talvolta, può non essere quella reale, ma solo percepita come tale.
    L'autore dell'articolo non può non essere d'accordo.
    Bisogna, a mio modesto parere, essere più realisti, sforzandosi di leggere i fatti con il necessario distacco.
    D'altra parte, proprio perchè la storia non finisce qui, come conclude l'autore, e talvolta, come si dice:" non sempre i mali vengono per nuocere", la scissione, almeno per qualcuno degli amici, potrebbe dimostrarsi prossimamente proficua.
    E, allora, dovremmo fare una ricostruzione fantapolitica al contrario.
    Salvatore Cataldo

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