martedì 5 novembre 2013

QUANDO UNA TELEFONATA SERVE A NON ACCORCIARE LA VITA


                               

IL CASO DEL MINISTRO CANCELLIERI: QUEL CHE NE PENSANO AL CIRCOLO DELLA CONCORDIA.

 

Amilcare: solo adesso, dopo la “Vicenda Cancellieri”, ci si accorge che si mettono in carcere ammalati e bambini?

Fausto: il Ministro Cancellieri ha dichiarato  “….non mi dimetto: Giulia poteva morire, e se fosse successo?” Ha quindi ribadito di  essere intervenuta a favore di una persona gravemente ammalata.

Enrico: caro Fausto ma chi ha il compito istituzionale perché non verifica prima lo stato di salute di chi deve essere messo in carcere? Se lo facesse, penso che il Ministro non telefonerebbe!

Fermo: penso che abbia ragione l’On. Del Partito Democratico Gentiloni        quando afferma che “abusi di carcerazione cautelare in Italia ce ne sono, eccome!”

Renato: ritengo che chi è in carcere debba essere “tutelato dal sistema” e non dalla telefonata di un Ministro.

Oreste: chi è in carcere non deve essere oggetto di “interventi umanitari”  ma di “decisioni che rispettino la dignità della persona. Prof. Vezio cosa ne pensa?

Vezio: cari amici il nostro sistema giudiziario è da rivedere in profondità: non agisce nel rispetto dell’art. 2 della Costituzione che sancisce un principio al quale deve sottostare anche la Magistratura, ossia che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo…”. E tra questi    “diritti inviolabili e inalienabili” la nostra Costituzione annovera, all’art. 32, il diritto alla salute quando dice che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…..”

E nel caso in esame dubito che questo principio sia stato tenuto nella dovuta considerazione. Tesi, la mia, avvalorata dalle dichiarazioni del Ministro al Tg 1 quando parla di “…detenuta che poteva morire”.

Carlo: le carceri, da quanto ci dice il prof. Vezio, devono essere a misura d’uomo: è un principio sancito nella nostra Carta costituzionale. Permettetemi che lo dica: “non è uno Stato   rispettoso della dignità della persona   quello nel quale ci vuole una telefonata del Ministro per non accorciare  la vita di chi si trova in carcere. Penso che possiate essere d’accordo con me quando affermo che il detenuto deve essere tutelato in primis dal sistema e non da un intervento umanitario del Ministro, perché anche  così si affermerà lo stato di diritto nel nostro Paese”.

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