UN NUOVO SPETTRO S’AGGIRA NEI PALAZZI DEL POTERE
POLITICO: LO SPETTRO DELL’EGEMONIA
GRAMSCIANA.
Franco: amici…. ancora una volta possiamo dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Marco: cosa succede di così
grave da giustificare questo tuo pessimismo?
Franco: solo tu, sebbene tutti
ti riconoscano un’acuta capacità di riflessione politica, non comprendi – o quanto
meno fingi, questa volta, di non
comprendere – quanto sia gravido di sviluppi negativi per la nostra fragile
democrazia quello che è successo in questi giorni.
Marco: cos’è successo di così
drammatico?
Franco: è successo che il
Partito Democratico è stato il primo ad organizzare, presso la sua Segreteria in Via del Nazareno, un incontro
con i Sindacati dopo lo sciopero generale che si è svolto contro la proposta governativa di riforma della Scuola;
mentre, per affrontare lo stesso tema,
il Governo, solamente una settimana dopo ha convocato le stesse rappresentanze
sindacali a Palazzo Chigi.
Giacomo: a dire il vero
anch’io sono rimasto alquanto perplesso per la spregiudicatezza dell’operazione
renziana.
Ludovico: siate meno ermetici
e più comprensibili.
Giacomo: Visto che a proporre
la riforma della scuola è stato il Governo,
e il suo Presidente in particolare,
mi aspettavo che fosse lo
stesso Governo a trattare e a illustrarla alle forze sindacali. Invece il Partito Democratico - che è anche il partito di cui Renzi è il Segretario
- volendo essere protagonista assoluto
dell’intera operazione ha avuto la precedenza anche rispetto al Governo.
Alessio: è senz’altro
questione di metodo democratico!
Giacomo: non solo di metodo amici miei. C’è di più.
Alessio: in che senso?
Giacomo: Renzi, con la
convocazione dei Sindacati nella sede del Partito Democratico, riprende e fa
proprio il metodo gramsciano di fare politica. Del resto non possiamo
dimenticare che quello Comunista, di
cui il Partito Democratico è l’erede, è un Partito, al di là delle
sigle con le quali dopo l’abbattimento del muro di Berlino si è presentato agli
elettori, la cui azione politica si è
sempre ispirata al principio di “egemonia”. E sembra che
ancor oggi, nonostante abbia abbandonato la vecchia denominazione e lo storico
simbolo della falce e martello, continui a ispirarsi alla teoria gramsciana di “egemonia”. Termine, questo, con
il quale il suo fondatore pensatore Gramsci indicava il dominio
totalizzante di un gruppo su altri gruppi, fino a quando le loro prospettive socio/culturali
non fossero evolute fino al punto da favorirne la conduzione da parte del
gruppo dominante che, in quanto tale, viene
detto “egemone” . Il Prof. Vezio avrà sicuramente perdonato la mia
spregiudicatezza nell’essermi
avventurato su un tema sul quale lui è un maestro indiscusso. Pertanto do la
parola al Prof. Vezio.
Vezio: consentitemi una
premessa. Renzi, che è riuscito ad annichilire il Parlamento, cioè assoggettarlo,
prima costringendolo ad approvare il jobs act e poi la riforma della legge
elettorale, pensava adesso di fare la stessa operazione nei confronti dei Sindacati
con la riforma della Scuola.
Non è un caso che il Ministro
della Pubblica Istruzione Giannini, che recentemente ha abbandonato il suo Partito
di origine (Scelta Civica/Monti), per passare al partito Democratico, abbia qualificato
lo sciopero con l’aggettivo “politico”.
E tutti noi sappiamo come attribuire la qualifica di “politico” ad un’azione sindacale sia stata
da sempre un appellativo spregiativo.
Luigi: prof. ma questa volta
contro la riforma della Scuola voluta da
Renzi hanno manifestato non solo i suoi avversari. La stragrande maggioranza,
ci hanno detto giornali e televisione, è tendenzialmente elettore del Partito
di Renzi, voglio dire del Partito Democratico.
Vezio: caro Luigi… sta proprio
qui il problema.
Giacomo in che senso?
Vezio: contro il “Governo
Renzi” hanno scioperato molti operatori della Scuola che sono anche suoi
elettori; e Renzi questo non se
l’aspettava. Con l’organizzazione dell’incontro presso la sede del Partito di
cui è il Segretario indiscusso, Renzi
vuole ricorrere ai ripari proprio come Segretario del Partito Democratico prima che come Presidente del Consiglio.
Ludovico: prof. ci spieghi
meglio il suo pensiero.
Vezio: l’istituzione
scolastica, la stampa, la magistratura, la Chiesa, le associazioni di vario
genere istituite per operare nel territorio, gli stessi Sindacati rappresentano
per Gramsci i mezzi più efficaci per consentire
a chi detiene il potere di organizzare il consenso così da mantenere il potere il più a lungo possibile. Parlo, amici miei,
di consenso e non di potere. E sapete il perché? Fu lo stesso Gramsci ad affermare che il potere si regge sul
consenso e spiegò anche il perché. Si era reso conto che il potere per non
essere precario deve essere esercitato non con la forza, ma con la persuasione
e l’influenza cui bisogna far quotidianamente ricorso sfruttando ogni occasione
utile. Un’operazione che se eseguita da persone all’altezza della missione
(intellettuali organici) riuscirà a modificare il pensiero e lo stesso modo di ragionare
delle persone che si vogliono attrarre
alla causa del partito. Questa è l’egemonia per Gramsci.
Renzo: prof. nella teoria
gramsciana la definitiva presa del potere doveva essere preceduta da quella
che lo stesso Gramsci definiva “guerra di posizione”. Le chiedo
se e in che misura Renzi abbia seguito nella sua ascesa a Palazzo Chigi questa
teoria.
Vezio: è una domanda per
rispondere alla quale dobbiamo prima esaminare prima il concetto di “guerra di posizione” che
unitamente a quello di “egemonia” è
uno dei concetti chiave del pensiero politico di Gramsci. Ebbene,
l’articolazione della società civile comporta un articolato decentramento del
potere: sono centri di potere della società l’informazione (editori,
giornalisti), i Sindacati, i Partiti politici, la Scuola, la Chiesa. Ebbene,
per Gramsci un punto è chiaro: la conquista del potere politico deve essere
necessariamente preceduta dalla conquista di
queste aree con una meticolosa “guerra
di posizionamento”, cioè “di
trincea”. Conquistate queste aree si passa alla conquista del potere.
Renzo: grazie, molto chiaro.
Vezio: permettetemi che adesso sia io a rivolgervi
una domanda. Chi è tra di voi che non vede nella “rottamazione” della storica classe dirigente del P.C.I. una
stretta analogia con la “guerra di
posizione”? La prima preoccupazione di Renzi è stata, infatti, quella di conquistare il Partito sostituendo
l’egemonia culturale che da decenni esercitavano all’interno del P.C.I. i vari
D’Alema, Veltroni, Bersani… con quella di giovani trentenni da lui portati al
Governo (Boschi, Madia, Mogherini, l’economista Taddei…..).
Tornando al modo in cui Renzi
ha gestito il rapporto con i Sindacati in occasione dello sciopero contro la
riforma scolastica possiamo senz’altro affermare che è stato del tutto in linea con l’insegnamento
gramsciano. Sapendo, infatti, che il
personale scolastico, occupando una posizione di elevata influenza sulla
società, è in grado di organizzare il consenso a favore del suo Partito o il
dissenso se del caso, è corso ai ripari ma come Partito e non come Governo,
organizzando l’incontro con i Sindacati non a Palazzo Chigi ma in Via del
Nazareno.
Si è trattato di un’operazione
che rivaluta l’insegnamento di Gramsci attualizzandolo al III° Millennio.
(dai dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it