SERVE ANCORA A QUALCOSA IL NOSTRO
PARLAMENTO?
On. Straccio: collega Cencio….,
scusa se ti disturbo in questo silenzioso luogo di studio qual’è la biblioteca della Camera dei
Deputati.
On. Cencio: dimmi pure.
On. Straccio: noto che leggi con
molta attenzione, sottolinei, prendi appunti ….Cosa stai leggendo?
On. Cencio: gli scritti di
Stalin.
On. Straccio: di Stalin? Come
mai?
On. Cencio: sono stato spinto
dalle recenti dichiarazioni di Beppe
Grillo sul ruolo effettivamente svolto dal nostro Parlamento.
On. Straccio: in effetti il Beppe
questa volta è stato impietoso più del solito nelle sue accuse al nostro Parlamento
quando dice che “il Parlamento potrebbe chiudere
domani, nessuno se ne accorgerebbe. E’ un simulacro…o lo seppelliamo o lo rifondiamo…La
scatola di tonno è vuota. Dobbiamo chiederci se abbia ancora un senso.
Va riformato, abolito?. Una cosa è certa: oggi non serve praticamente a nulla”
On. Cencio: mi sembra altrettanto
– e forse più - interessante
quest’ulteriore analisi: “il Parlamento , luogo centrale della nostra
democrazia, è stato spossessato dal suo ruolo di voce dei cittadini…Il
Parlamento può sfiduciare il Governo che è l’unico titolato a farlo (art.
94 Costituzione) Ma anche questo potere gli è stato sottratto con l’avvento di Monti
eletto senza alcun voto di sfiducia a Berlusconi. Prosegue la sua
analisi sull’avvento del Governo Monti affermando che “vuolsi così colà dove si
puoté”.
On. Straccio: sono parole che
dovrebbero farci riflettere nel momento in cui ci accingiamo a discutere di
revisione della Costituzione! Scusami se
torno alla domanda iniziale chiedendoti cosa c’entri tutto ciò con gli scritti
di Stalin.
On. Cencio: c’entra, eccome!
On. Straccio: mi incuriosisci
sempre più! Spiegami.
On. Cencio: questa volta quella di Grillo è un’analisi, se vuoi,
alquanto impietosa, ma non è che poi
sia tanto originale!
On. Straccio: cosa vuoi dire? Mi
incuriosisci ancor di più.
On. Cencio: l’analisi sul ruolo del Parlamento, nei termini svolta da Grillo, era
già stata svolta da Stalin fin dal 1927.
On. Straccio: devo confessarti
che non ho mai avuto occasione di leggere nulla sull’argomento!
On. Cencio: eppure devo
confessarti, caro Collega, che quella di Stalin è una analisi molto istruttiva
ai nostri fini! Una analisi capace di farci comprendere la caduta (meglio dire
la cacciata) di Berlusconi da Palazzo
Chigi e l’avvento del Governo Monti sotto l’attenta regia della finanza
internazionale e del Presidente della Repubblica Napolitano cha già con
qualche giorno di anticipo aveva
provveduto a nominarlo Senatore a vita.
On. Straccio: hai questo scritto
di Stalin a portata di mano?
On. Cencio: sono qui in
biblioteca proprio per questo e con un po’ di fortuna ho trovato ciò che
cercavo. Vedi, trattasi del X volume (1927) delle Opere complete di Stalin, in Italia pubblicate da Rinascita
nel 1953.
On. Straccio: qual’é l’opinione
di Stalin sull’istituzione parlamentare?
On. Cencio: nel settembre del
1927 il nostro Stalin, intervistato in occasione di un incontro con una
delegazione operaia U. S. A., dice che “nei
paesi capitalistici ….nonostante l’esistenza di parlamenti democratici, i
governi sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono
loro a controllare i governi. In realtà invece avviene che la composizione dei
governi è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali
controllano anche l’operato dei governi. Tutti sanno che in nessuna potenza
capitalistica può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori
magnati della finanza. E’ sufficiente una piccola pressione finanziaria perché
i ministri volino via dai loro posti come fuscelli….” Hai capito?
On. Straccio: fa impressione
vedere come la “caduta”, meglio dire “cacciata” dell’ultimo Governo Berlusconi nei frenetici giorni
del novembre 2011, abbia ricalcato alla
lettera la prassi teorizzata dal grande capo del Comunismo Sovietico!
On. Cencio: non a torto Grillo
afferma che “vuolsi così colà dove si
puoté”. Con l’avvento del Governo Monti abbiamo infatti assistito alla finanziarizzazione della politica italiana, costretta ad
eseguire le decisioni prese al di fuori dei confini italiani. Il Governo Monti, ricordalo, ha fatto del
nostro Parlamento un organo ridotto a registrare decisioni prese altrove senza
tener minimamente conto della specifica situazione del nostro Paese.
Emblematica in tal senso la triste vicenda dei 400.000 esodati.
On. Straccio: condivido la tua analisi. Ma il problema, caro collega,
è che con l’avvento di Renzi al Governo la crisi del nostro Parlamento lungi
dal subire la tanto auspicata frenata si è invece ulteriormente aggravata ed ha
raggiunto il culmine quando è stata posta la questione di fiducia sulla legge
elettorale e, decisone ancora più grave, anche sulla legge di riforma
costituzionale. Ricordati, caro Cencio, che il termine Parlamento ha la
stessa radice del verbo parlare: vuol dire che il
Parlamento dovrebbe essere la sede dove si parla, ci si confronta, si discute
sulla possibile soluzione da adottare. Quando invece il Governo pone la questione
di fiducia su una proposta di legge presentata proprio dal Governo, vuol dire
che il Parlamento non discute. Vuol dire che la legge solo formalmente
risulterà approvata al Parlamento che di fatto non fa altro che ratificare un
testo presentatogli dal Governo senza possibilità di apportarvi alcuna
modifica. E in questo Grillo ha pienamene ragione quando parla di
“spossessamento del ruolo del Parlamento”.
On. Cencio: aldilà del linguaggio
al quale oramai Grillo ci ha abituati, il suo pensiero richiama – e in ciò hai pienamente ragione
- quello del grande capo sovietico!.
On. Straccio: per non parlare del
famigerato spread, messo lì a pendere
giorno e notte sulla testa degli italiani e di noi Parlamentari come la famosa
“spada di Damocle”.
(Voci dal Parlamento)
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