sabato 17 ottobre 2015

E SE PER  IL  PARTITO  DEMOCRATICO  VOTARE NON FOSSE PIU’ NECESSARIAMENTE DEMOCRATICO?
                                                SIAMO  GIA’  A  TRE!
Giacomo:  amici…
Romano: dì pure.
Giacomo: e se il Partito Democratico avesse una vera e propria idiosincrasia verso le urne?
Rodolfo: permettimi che ti chieda, data la gravità della tua affermazione, da dove tu possa dedurre  questa tua dichiarazione.
Giacomo: una cosa è certa: con la proposta del Senatore del Partito Democratico Luigi Zanda siamo già a tre.
Rodolfo: non ho ancora capito. Spiegaci meglio. Se, come tu dici, siamo a tre, ci sarà stato  un primo e un secondo caso che precedono il terzo. Sii più chiaro.
Giacomo: vengo incontro alla richiesta dell’amico Rodolfo.

CASO N°. 1: con la riforma delle Province il risultato più evidente, al di là della propaganda governativa,  è che il cittadino è stato privato del diritto elettorale attivo:  la Provincia, anche se con  nome diverso  (Ente di area vasta o Città Metropolitana, continua ad esserci : ha solo cambiato nome ma c’è e continuerà ad esserci ancora. L’Assemblea però non è più eletta da noi cittadini, ma da Sindaci e Consiglieri comunali.  E’ la casta politica che, considerando pericolose interferenze il voto dei cittadini, adesso si autoelegge.  Vorrei, ancora, che riflettessimo, oltre all’aspetto istituzionale, anche a quello finanziario/tributario: in questi giorni sarà arrivato anche voi, come è già arrivato a me, l’avviso di pagamento al Comune della Tassa rifiuti relativa all’anno 2015. Ebbene, avrete osservato una voce rilevante che contribuisce a determinare l’importo complessivo è così denominata:  “Tributo provinciale”.  L’Ente non c’è più, ma continua a mungere i contribuenti. Non faccio nessun altro commento  sembrandomi superfluo .
CASO N°. 2:  con la riforma costituzionale, così tenacemente voluta da Renzi, anche il Senato non viene affatto soppresso. E’ un tema sul quale, amici miei, è necessario essere  chiari! Ci saranno, anche dopo la riforma renziana,  cento persone che chiameremo con il titolo di Senatore della Repubblica. Ma l’elezione  di questi Senatori (esclusi i Senatori a vita)  non avverrà più nei seggi elettorali comunali  come avveniva finora, ma nelle aule dei Consigli regionali!   
L’elezione del nuovo Senato voluto da Renzi, amici miei, giuridicamente, a differenza di quanto avveniva finora,  non sarà più di I° grado ma  di II° grado. Elezione non più diretta ma indiretta.

CASO N°. 3: sappiamo tutti com’è andata a finire l’Amministrazione della nostra Capitale! Il Sindaco Marino si è dimesso e, legge alla mano, una volta nominato il Commissario, alla prossima primavera anche i cittadini romani  dovrebbero essere chiamati a rinnovare la loro Amministrazione eleggendo un nuovo Sindaco e un nuovo Consiglio Comunale.  Invece, ecco che il Partito Democratico riesce a mescolare, ancora una volta, sacro e profano.
Rodolfo: in che senso? Cosa vuoi dire?
Giacomo: il Senatore del Partito Democratico Luigi Zanda,  ora divenuto un fedelissimo di Renzi, fedelissimo a tal punto da ricoprire la carica di capogruppo dei Senatori del Partito Democratico ha avanzato l’idea di rinviare le elezioni romane. Un’idea che al momento sembra comunque essere stata accantonata per le immediate reazioni degli altri Partiti.
Rodolfo: cosa ha detto il Sen. Zanda?
Giacomo: mescolando politica e religione ha detto che “sarebbe molto importante far svolgere le elezioni nella Capitale dopo la fine del Giubileo. Tenere la campagna elettorale per qualche mese in contemporanea al pellegrinaggio di milioni di visitatori esporrebbe Roma a pericoli molto seri”.

Ennio: amici…. lasciatemelo dire: un capolavoro di ipocrisia! E se finito il Giubileo il Papa si dimettesse, forse dovremmo rinviare ulteriormente le elezioni romane in attesa dell’esito del nuovo Conclave?
Giacomo: condivido l’affermazione dell’amico Ennio. Prof. Vezio….vedo che vuole intervenire, a lei la parola.
Vezio: il bello è che  tutta questa vicenda  vede come protagonista un Partito che si autodefinisce  “Democratico”.  Vedete….l’esperienza ci insegna che oggi non c’è nessuno che non si dichiari democratico, indipendentemente dalle sue opinioni politiche; siano esse di centro, di destra o di sinistra.  Addirittura Regimi politici di ogni genere e lontani mille miglia dalla vera democrazia, sia  nell’Europa orientale che in America latina, si autodefiniscono “Democrazie”. E tuttavia ciò che ognuno di questi Regimi dice e fa, non sempre risponde  ai canoni di una vera “Democrazia”.
La democrazia è diventata una di quelle parole omnibus usata in ogni latitudine del globo terrestre perché   sembra donare un’aura di legittimità alla vita politica moderna: costituzioni, governi,  leggi, politiche e decisioni di ogni genere  sembrano le più sagge,  le più appropriate e le più illuminate quando sono  vengono definite “Democratiche”.
Giacomo: personalmente non posso non condividere il pensiero del Prof. Vezio.
Vezio: amici, la serietà ci impone di essere chiari: se non necessariamente dove si tengono elezioni c’è democrazia, tuttavia senza elezioni senz’altro non c’è democrazia. Se pensiamo che persino i regimi totalitari fanno spesso ricorso alle elezioni per conseguire una qualche legittimazione e per poter dimostrare di avere sostegno pubblico, diventa difficile comprendere quale sia lo spirito che anima la strategia finora seguita da Renzi con i tre casi così puntualmente e dettagliatamente sopposti alla nostra attenzione dall’amico Giacomo. Trattasi di tre casi che mi inducono a concludere, per non annoiarvi,  sostenendo che:
-la riforma del Senato, per quanto riguarda il sistema per l’elezione dei suoi componenti, costituisce senz’altro un restringimento del concetto di democrazia.
-l’aggettivo “democratico”, di cui oggi si fregia il Partito di cui Renzi è il Segretario, oggi risulta essere senza dubbio alcuno il meno appropriato, a meno che oggi, a differenza che nel passato,  votare  non sia più necessariamente democratico.
-talvolta ci sono storie più grandi di noi  - e la Democrazia è una di queste – che bisogna studiare e saper leggere per conoscerle bene, così da poterle maneggiare con la necessaria accuratezza. Un insegnamento che non dobbiamo giammai ignorare.
(dai dialoghi svolti al Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it


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