LE VERITA’ NASCOSTE OSSIA LE VERE MOTIVAZIONI CHE SPINGONO IL
PARTITO DEMOCRATICO ALL’APPROVAZIONE DELLO
JUS SOLI.
Cecè: amici….il tema da serio, come poteva essere qualificato
all’inizio, adesso incomincia a diventare, se me lo permettete, divertente
nello stesso tempo.
Franco: di cosa stai parlando?
Cecè: dello sciopero della
fame del Ministro del Partito Democratico Graziano
Delrio il quale vuole a tutti i costi che il Parlamento approvi la nuova legge sulla cittadinanza prima
della fine di questa legislatura .
Rodolfo: Cecè perché ti
esprimi così?
Cecè: mi lasciano alquanto
perplesso le modalità con le quali i politici del Partito Democratico stanno
portando avanti lo sciopero della fame. Si parla di “sciopero a staffetta”: un paio d’ore a testa.
Giacomo: anch’io ho letto
dello sciopero a staffetta! Posso dirvi la mia opinione: non mi sembra questo
il modo di affrontare un problema, questo dello
“Jus soli”, che ha implicazioni di grande rilievo.
E siccome
in questo ultimo scorcio di
questa travagliata legislatura è diventato un tema alla cui approvazione il
Partito Democratico tiene tanto, ritengo opportuno che l’argomento ci sia
illustrato, se siete d’accordo, da un esperto; e noi abbiamo il Prof. Vezio al
quale chiedo di spiegarci un po’ l’argomento esaminando prima l’attuale
disciplina e poi le proposte di riforma.
Ludovico: condivido la
proposta dell’amico Giacomo.
Franco: anch’io.
Giacomo: grazie amici. Vedendo
che siamo tutti d’accordo dò la parola al Prof. Vezio.
Vezio: grazie per la fiducia.
Cercherò di essere il più chiaro e obiettivo possibile. Ebbene: cercheremo
anche di capire quali siano le conseguenze, aventi valenza giuridica, una volta
approvata la legge sullo “jus soli”.
Mi sembra infatti che si tratti di un aspetto di cui si sta parlando piuttosto
poco.
E’ ovvio, però, che esamineremo anche il disegno di legge
attualmente in discussione in Parlamento nella parte in cui intende modificare
la normativa che attualmente disciplina l’acquisto della cittadinanza italiana.
Ebbene, la normativa
attualmente in vigore, in tema di cittadinanza, stabilisce che:
-I° sia cittadino italiano di
diritto colui che abbia almeno un genitore in possesso della cittadinanza
italiana.
Si parla in questo caso
di “jus
sanguinis”;
-II° sia cittadino italiano chi nasce nel territorio italiano da genitori ignoti o chi permane sul
territorio italiano e sia privo di
un’altra cittadinanza. Si parla in questo caso di “Jus soli”.
La riforma in discussione in Parlamento amplia i casi nei quali possa
venire attribuita la cittadinanza italiana. A tal fine stabilisce che:
-I° sono cittadini italiani
tutti coloro che nascono in Italia da genitori
stranieri, purché almeno uno dei due
genitori sia in possesso del diritto di soggiorno permanente. Si tratta di un diritto che viene
riconosciuto al cittadino dell’Unione Europea e ai suoi familiari dopo che abbiano legalmente soggiornato in via
continuativa per almeno 5 anni nel territorio italiano. Così il Decreto legislativo n. 30 del 2007,
art. 14.
-II° sono cittadini italiani
tutti coloro che nascono in Italia da genitori
stranieri, purché almeno uno di due genitori sia in possesso permesso di soggiorno di lungo periodo. Trattasi
di un permesso che viene rilasciato a chi, extraeuropeo, sia titolare da almeno 5 anni di un permesso di
soggiorno in corso di validità oltre ad atri requisiti elencati nel Decreto
legislativo n. 286 del 1998, art. 9;
-III° acquistano il diritto
alla cittadinanza italiana coloro che
non hanno ancora raggiunto la maggiore età (18° anno ) ma che siano nati in Italia o che siano
entrati in Italia entro il 12° anno di età , purché abbiano frequentato
regolarmente un percorso formativo di almeno 5 anni nel nostro Paese.
Si parla in questo caso di Jus culturae”.
Giacomo: credo di interpretare
i sentimenti di tutti i presenti ringraziandola per l’esauriente esame della legislazione in vigore e delle proposte
di modifica in discussione in tema di cittadinanza. Potrebbe anche farci un esame delle
conseguenze di ordine giuridico una volta che venisse approvato il disegno di
legge governativo?
Vezio: caro Giacomo la tua è
una domanda un po’ insidiosa perché potrebbe indurmi a qualche riflessione
soggettiva; cercherò, comunque, di essere
il più obiettivo possibile. Ebbene, tutti noi sappiamo, per averne già discusso altre
volte, che le leggi, e quando dico leggi intendo dire tutte le leggi vigenti in
un dato momento:
-compongono in ogni momento della loro vigenza un’unità inscindibile;
-si integrano e si interpretano l’una per mezzo delle altre.
Tutto ciò avviene anche nei
rapporti tra la legge sulla cittadinanza e la legge che disciplina le elezioni
politiche e amministrative.
E la nostra Costituzione
attribuisce un così alto valore all’istituto della cittadinanza che lo troviamo
riportato addirittura quattro volte tra
i primi dodici articoli facenti parte dei “Principi
fondamentali” e in un’altra decina di articoli.
Ora poiché l’articolo 48 della Costituzione stabilisce
che “sono
elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore
età”, ne consegue che la
nuova legge sulla cittadinanza, una volta entrata in vigore, si integrerà, si
interpreterà e dovrà inevitabilmente essere applicata in modo da formare un tutt’uno anche con
l’articolo 48 della Costituzione ora citato.
Ora poiché la nuova legge in discussione comporterà come diretta conseguenza l’ampliamento della platea dei cittadini
italiani, aumenterà anche il numero degli elettori. E un importante quotidiano
a tiratura nazionale, riportando i dati di una indagine commissionata in
proposito, ha scritto che gli immigrati
valgono almeno il 5% dei voti.
La partita che sta conducendo
il Partito Democratico sulla cittadinanza, così stando le cose, è una partita
avente, anche se non detto esplicitamente,
riflessi diretti e immediati
anche sulla Costituzione e sul diritto di elettorato sia attivo che passivo.
Non a caso possiamo forse qualificare la legge sulla cittadinanza “paracostituzionale”.
Nel ringraziarvi per la pazienza dimostratami nell’ascoltare
questo supplemento al mio originario intervento richiesto dall’amico Giacomo,
ridò a voi la parola.
Giacomo: amici… consentitemi
una nota aggiuntiva alla relazione del Prof. Vezio: non possiamo non ricordare il politico democristiano, non ricordo se sei
o sette volte Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti il quale era solito dire che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci
si azzecca”.
Ebbene, ritengo non ci sia
aforisma più adatto di questo per descrivere lo stato di grande agitazione ed
eccitazione con le quali la classe
dirigente del Partito Democratico affronta questo tema: se sono in periodo di
piena transumanza i pastori con i loro greggi in cerca di nuovi e verdeggianti
pascoli, altrettanto possiamo dire della classe dirigente del Partito
Democratico, consapevole com’è che la “Vicenda Esodati” prima e la “Vicenda
Banche” dopo hanno alienato decine di migliaia di elettori. Per ricorrere
ai ripari la dirigenza piddina è andata alla ricerca di nuovi pascoli e li ha
trovati negli immigrati. E il Partito
Democratico soluzione migliore dell’assegnazione della cittadinanza e
conseguente diritto di voto a qualche milione di nuovi elettori non poteva
trovare.
Cecè: capisco che la politica
abbia le sue strategie; ma bisogna anche avere il coraggio di dire perché si
fanno certe scelte. E al Partito Democratico, sarà una mia personale
sensazione, questo coraggio sta
mancando.
(Dai Dialoghi svolti al
Circolo della Concordia)
gcastronovo.blogspot.it